LA VALLE D'ITRIA

LIVELLO DI DIFFICOLTA': Medio
LUNGHEZZA TOTALE MODULO: 83 KM CIRCA
(Fonte: Consorzio Terra Antica)
La Valle d'Itria, il territorio dei trulli per antonomasia, e in realtà una splendida conca carsica (a causa della natura calcarea delle rocce locali), sull'incantevole altopiano delle Murge sud-orientali, in cui si incrociano tre delle province della Puglia: Bari, Taranto e Brindisi.
Il nome "Valle d'Itria" deriva dal culto orientale dei monaci basiliani della Madonna Odegitria (ossia, colei che indica la via), protettrice dei viandanti.
Nello specifico, la storia ricorda come il medievale sito monastico di Santa Maria d'Itria o Idria sorgeva ai limiti dell'agro monopolitano (territorio di Monopoli) e, costituiva uno dei beni posseduti dai Basiliani di Casole (o del famoso cenobio di San Nicola di Casole, fondato nel 1099 dal monaco greco Giuseppe, sotto la regola di S. Basilio, in Terra d'Otranto).
Di modesta superficie, l'insediamento basiliano di S. Maria d'Idria era concentrato in una chiesa rupestre (1200), in locali adibiti a grancia ed una contigua cappella-grotta, nominata Santa Maria d'Itria, nella quale era venerata, in un affresco tardo bizantino, la Madonna Odegitria.
In questa culla si racchiudono storie e tradizioni di contadini e signori dell'antica Puglia.
La storicità di questo territorio si riscontra non solo dalla presenza di strutture create dall'uomo, ma anche dai secolari ulivi, vere e proprie sculture d'arte donate dalla natura.
Porgendo uno sguardo dall'alto della Valle, si resta incantati dal gioco di colori, il rosso della terra, il verde della rigogliosa natura e il bianco della pietra. È caratterizzata da una vegetazione rigogliosa, dominata dall'olivo, coltivato nelle antiche masserie fortificate, simboli architettonici della borghesia latifondista. Una delle caratteristiche peculiari di queste grandi distese di terra è l'immensa varietà di muretti a secco che cingono valli sempre verdeggianti e piccoli vigneti, da sempre fonte di prestigio e ricchezza per la nostra Regione.
Lungo le coste, invece, vi sono numerose tracce delle antiche civiltà messapiche, di villaggi rupestri, di castelli e, non ultimi perchè meno importanti, i sempre vivi e noti trulli.
La Valle d'Itria è ricca di spazi naturali, in cui riscoprire il piacere della tranquillità e del buon vivere. Le più note cittadine Martina Franca, Locorotondo, Cisternino e Ceglie Messapica, sono città riconosciute tra i "Borghi più belli d'Italia".
La storia ricorda come per secoli, l'economia di questo territorio si sia fondato sulla pastorizia e sull'agricoltura ruotando intorno a piccoli castelli, a masserie fortificate e a villaggi lungo le vie della transumanza importante per l'allevamento e per le attività commerciali con lo spostamento di greggi dall'Abruzzo al Salento attraverso le Murge. Quest'attività avveniva in autunno lungo antiche vie di comunicazione, dette tratturi e carrari, in occasione della quale si organizzavano nei comuni di passaggio vere e proprie fiere allo scopo di sviluppare una fitta rete di scambi proficui sia dal punto di vista economico che culturale.
Il territorio della Valle d'Itria si contraddistingue per la presenza importante dei "trulli", tipiche ed esclusive abitazioni in pietra a forma di cono; non di meno importanza, sono i numerosi vigneti da cui si ricava un vino bianco di ottima qualità, tra i quali il Locorotondo DOC, e gli oliveti dai quali si produce olio di oliva Extravergine.
La città di Alberobello (BA) è quella che ha come principale peculiarità, il più denso agglomerato di trulli, avendo un intero quartiere, coincidente con il centro storico urbano, costruito integralmente con queste strutture.
PROGRAMMA
1.GIORNO
Martina Franca - Locorotondo - Cisternino - Ostuni
LUNGHEZZA: 31 KM CIRCA
VARIANTE: Dopo Cisternino, dirigendosi verso Ostuni, deviazione verso Ceglie Messapica, con possibilità di pernottamento in Ceglie e di trasferimento diretto in treno a Lecce, il giorno successivo)
Pernottamento in Ostuni
LOCOROTONDO (Fonte: Visual Puglia)
Il paese sorge al crocevia di tre province: Bari, alla quale appartiene, Taranto e Brindisi. È situato nella Valle d’Itria, su un altopiano a 410 metri sul livello del mare, rientrante nell’area sud-orientale delle Murge dei Trulli. La fondazione della città risalirebbe a parecchi secoli prima di Cristo, ad opera dei coloni greci. La prima fonte in cui è citato il feudo denominato Rotondo è del XII secolo. Verso la metà del ‘200, l’originario borgo crebbe gradualmente fino a diventare un vero e proprio casale, sottomesso alla giurisdizione del monastero di Santo Stefano fino al 1385. Verso la metà del ‘300, Locorotondo venne occupata, insieme ad altri casali di Santo Stefano, dal duca di Atene Gualtieri VI di Brienne, noto per il breve governo di Firenze dal 1342 al 1343.
Dalla fine del ‘300 per gran parte del ’400, Locorotondo divenne possedimento di una delle più grandi famiglie dell’epoca, i Del Balzo Orsini. Nel corso del ‘500 il paese conobbe un fermento economico, culturale e demografico. Nel 1645 la sorte di Locorotondo venne tristemente legata al collasso economico dei baroni Borrassa, costretti a vendere il feudo ai duchi Caracciolo di Martina Franca, ai quali rimase fino all’inizio dell’800. Nel 1799 Locorotondo partecipò al moto rivoluzionario che fece seguito alla proclamazione della Repubblica romana (1798) e di quella Partenopea (1799).
CISTERNINO (Fonte: Visual Puglia)
Il comune di Cisternino si affaccia sulla splendida Valle d’Itria, nota per la presenza di trulli, campi coltivati, ulivi secolari e muretti a secco. Abitato fin dai tempi del Paleolitico superiore, la fondazione di Cisternino è attributa dalla leggenda a Sturnoi, compagno di Diomede. Dopo aver partecipato alla lega messapica contro Taranto, divenne centro romano con il nome di Sturninum, probabilmente distrutto nel 216 a.C. durante le scorrerie di Annibale in Puglia. I monaci basiliani, venuti dall’Oriente nell’VIII secolo, notarono in queste contrade le rovine dell’antico centro e ad esse si riferirono quando, volendo localizzare la badia di rito greco da essi edificata proprio dove oggi sorge la chiesa matrice, la indicavano come "San Nicolò cis-Sturninum", da cui deriva il nome attuale della città.
2. GIORNO
Alberobello - Martina Franca
LUNGHEZZA: 23 KM CIRCA
ALBEROBELLO (Fonte: Visual Puglia)
Alberobello sorge nell’area sud-orientale della provincia di Bari, nelle vicinanze di Castellana Grotte, Locorotondo e Putignano. La sua fondazione avvenne nel XV secolo per opera degli Acquaviva - D’Aragona, conti di Conversano, in una zona occupata da una foresta di querce. Caratteristici di Alberobello sono i trulli, abitazioni costruite con pietra a secco, base imbiancata con calce viva e tetto a forma di cono costituito da pietre a vista. Alberobello è l’unico centro a conservare il nucleo storico interamente composto da trulli. Internamente i trulli presentano un vano centrale a pianta quadrata, comunicante tramite arcate con gli altri vani della casa. Molti dei trulli nel centro storico sono visitabili.
Il trullo più alto del paese, chiamato Trullo Sovrano, è a due piani e ospita un museo. I tetti conici sono spesso abbelliti con iscrizioni decorative di varia forma tracciate con latte di calce, raffiguranti simboli zodiacali o religiosi. Nel 1996 la cittadina di Alberobello è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
MARTINA FRANCA ( Fonte: Visual Puglia)
Martina Franca, in provincia di Taranto, si trova sulle colline orientali della Murgia a uguale distanza dallo Jonio e dall’Adriatico. I trulli della Valle d’Itria che le fanno da cornice furono costruiti nelle fasi di espansione contadina fuori dal centro abitato; sono esempi della tecnica costruttiva della pietra a secco, oggi perfettamente conservati. Tutt’intorno una fertile campagna dai colori brillanti incorniciata da splendidi muretti a secco usati ancora oggi dai contadini per delimitare le coltivazioni.
Le origini della città sono relativamente recenti. Il primo insediamento sulla collina risale infatti al X secolo. Al primo nucleo si aggiunsero poi pastori locali e nomadi. Probabilmente Martina Franca fu per due secoli un avamposto militare a protezione di Taranto, almeno sino al 1300 quando fu elevata a rango di comune da Filippo I d’Angiò, principe di Taranto. Fu lo stesso principe a cedere a Pietro del Tocco la città, comprendente un castello e il territorio agricolo circostante nonché alcune abitazioni rurali. Il nome della città venne scelto in onore di San Martino, che la avrebbe protetta più volte dalle aggressioni esterne, mentre l’aggettivo “Franca” deriva dal fatto che la città ai tempi di Filippo I d’Angiò offriva ai suoi abitanti franchige sui pagamenti delle tasse.
Pernottamento in Martina Franca: Trullo!!
3. GIORNO
Monopoli - Castellana Grotte - Putignano - Noci
LUNGHEZZA: 29 KM CIRCA
Le Grotte di Castellana si aprono nelle Murge sud orientali a 330 m s.l.m. sull' altopiano calcareo formatosi nel Cretaceo superiore circa novanta - cento milioni di anni fa. Il territorio di Castellana è caratterizzato da rocce calcaree composte essenzialmente da carbonato di calcio; in particolare i calcari presenti nella nostra area sono chiamati con il nome di Calcare di Altamura. Le cavità sotterranee si estendono per una lunghezza di circa 3 chilometri.
L'ingresso naturale è rappresentato da un'enorme voragine profonda sessanta metri denominata la grave, termine dialettale locale per indicare una grande voragine. Da qui è possibile raggiungere la caverna bianca. Tutto costituito da concrezioni stalattitiche e stalagmitiche e da gallerie intercalate dall'aprirsi di improvviso di caverne.
La visita al pubblico si snoda lungo uno scenario per circa 1 km. L'itinerario più lungo, richiede due ore e si sviluppa per 3 km, tra caverne e voragini a cui sono stati dati nomi mitologici o fantastici. Dalla Grave alla Grotta Nera o della Lupa Capitolina, dopo aver superato il Cavernone dei Monumenti, superato la Calza e successivamente la Caverna della Civetta, attraversato il Corridoio del Serpente, la Caverna del Precipizio ed il Piccolo Paradiso, si scorre per il lungo Corridoio del Deserto detto anche il Grand Canyon sotterraneo (di una colorazione rossiccia dovuta alla presenza in tale tratto di minerali ferrosi) si raggiunge la Caverna della Torre di Pisa, il limpido Laghetto di acqua di stillicidio, il Corridoio Rosso, la Caverna della Cupola ed infine passando dal luccicante Laghetto di Cristalli, si giunge nella Grotta Bianca, cavità luminosa e splendente.
NOCI ( Fonte: Visual Puglia)
Noci si trova a metà strada tra Bari e Taranto, sul promontorio delle Murge, tra Putignano, Alberobello e Gioia del Colle, a 420 metri sul livello del mare. Inserita nel circuito denominato comprensorio dei trulli e delle grotte, deve il suo nome ai numerosissimi alberi di noci che anticamente esistevano nella zona. Il patrimonio boschivo è indubbiamente uno degli elementi naturalistici più caratterizzanti del suo territorio. Il fragno (Quercus Troiana) ha rappresentato l’unica risorsa ambientale ed economica dei primi coloni. Nel vasto agro di Noci sono presenti numerose masserie, impreziosite da vari elementi architettonici (copertura a pignon, a trulli, mista a pignon e trulli, a forma cubica). La maggior parte di queste sono state adibite ad aziende agricole e zootecniche. Dalla vocazione zootecnica trae impulso il comparto agro-alimentare. I caseifici producono la celebre mozzarella treccina e i salumifici confezionano la famosa coppa della Murgia. Sviluppato è il polo del cioccolato. La documentazione sulle origini del centro abitato era custodita nell’archivio parrocchiale ed è andata distrutta nell’incendio del 1529. Gli studiosi fanno risalire le sue origini all’età medievale. Secondo una leggenda, Filippo d’Angiò fece edificare la prima chiesa in segno di riconoscenza, dopo essersi salvato da un uragano riparandosi sotto un albero di noci. Durante la dominazione degli Angioini diventò “Universitas Regia”. Sotto il dominio del casato Acquaviva d’Aragona fu elevata a Ducato e seguì le vicissitudini del Regno di Napoli.
Il Barsento (town of Noci),
Nell'oasi di Barsento (a 6 km), in cui sono state trovate tracce di un antico abitato messapico, unitamente ad altre che attestano la frequentazione in epoca romana del sito, la Chiesa di Barsento riveste grande importanza storico-artistica. Questa chiesetta particolarmente suggestiva, è un'antica dipendenza dell'abbazia benedettina di Banzi (PZ), e recentissimi studi, con l'ausilio dei risultati provenienti dai lavori di restauro, hanno collocato questa chiesa fra XI e XII secolo nel quadro dell'architettura medievale pugliese, caratterizzata dai tetti a spiovente a chiancarelle.
Pernottamento in Noci
4.GIORNO
Monopoli - Polignano
LUNGHEZZA TOTALE MODULO: 83 KM CIRCA
(Fonte: Consorzio Terra Antica)
La Valle d'Itria, il territorio dei trulli per antonomasia, e in realtà una splendida conca carsica (a causa della natura calcarea delle rocce locali), sull'incantevole altopiano delle Murge sud-orientali, in cui si incrociano tre delle province della Puglia: Bari, Taranto e Brindisi.
Il nome "Valle d'Itria" deriva dal culto orientale dei monaci basiliani della Madonna Odegitria (ossia, colei che indica la via), protettrice dei viandanti.
Nello specifico, la storia ricorda come il medievale sito monastico di Santa Maria d'Itria o Idria sorgeva ai limiti dell'agro monopolitano (territorio di Monopoli) e, costituiva uno dei beni posseduti dai Basiliani di Casole (o del famoso cenobio di San Nicola di Casole, fondato nel 1099 dal monaco greco Giuseppe, sotto la regola di S. Basilio, in Terra d'Otranto).
Di modesta superficie, l'insediamento basiliano di S. Maria d'Idria era concentrato in una chiesa rupestre (1200), in locali adibiti a grancia ed una contigua cappella-grotta, nominata Santa Maria d'Itria, nella quale era venerata, in un affresco tardo bizantino, la Madonna Odegitria.
In questa culla si racchiudono storie e tradizioni di contadini e signori dell'antica Puglia.
La storicità di questo territorio si riscontra non solo dalla presenza di strutture create dall'uomo, ma anche dai secolari ulivi, vere e proprie sculture d'arte donate dalla natura.
Porgendo uno sguardo dall'alto della Valle, si resta incantati dal gioco di colori, il rosso della terra, il verde della rigogliosa natura e il bianco della pietra. È caratterizzata da una vegetazione rigogliosa, dominata dall'olivo, coltivato nelle antiche masserie fortificate, simboli architettonici della borghesia latifondista. Una delle caratteristiche peculiari di queste grandi distese di terra è l'immensa varietà di muretti a secco che cingono valli sempre verdeggianti e piccoli vigneti, da sempre fonte di prestigio e ricchezza per la nostra Regione.
Lungo le coste, invece, vi sono numerose tracce delle antiche civiltà messapiche, di villaggi rupestri, di castelli e, non ultimi perchè meno importanti, i sempre vivi e noti trulli.
La Valle d'Itria è ricca di spazi naturali, in cui riscoprire il piacere della tranquillità e del buon vivere. Le più note cittadine Martina Franca, Locorotondo, Cisternino e Ceglie Messapica, sono città riconosciute tra i "Borghi più belli d'Italia".
La storia ricorda come per secoli, l'economia di questo territorio si sia fondato sulla pastorizia e sull'agricoltura ruotando intorno a piccoli castelli, a masserie fortificate e a villaggi lungo le vie della transumanza importante per l'allevamento e per le attività commerciali con lo spostamento di greggi dall'Abruzzo al Salento attraverso le Murge. Quest'attività avveniva in autunno lungo antiche vie di comunicazione, dette tratturi e carrari, in occasione della quale si organizzavano nei comuni di passaggio vere e proprie fiere allo scopo di sviluppare una fitta rete di scambi proficui sia dal punto di vista economico che culturale.
Il territorio della Valle d'Itria si contraddistingue per la presenza importante dei "trulli", tipiche ed esclusive abitazioni in pietra a forma di cono; non di meno importanza, sono i numerosi vigneti da cui si ricava un vino bianco di ottima qualità, tra i quali il Locorotondo DOC, e gli oliveti dai quali si produce olio di oliva Extravergine.
La città di Alberobello (BA) è quella che ha come principale peculiarità, il più denso agglomerato di trulli, avendo un intero quartiere, coincidente con il centro storico urbano, costruito integralmente con queste strutture.
PROGRAMMA
1.GIORNO
Martina Franca - Locorotondo - Cisternino - Ostuni
LUNGHEZZA: 31 KM CIRCA
VARIANTE: Dopo Cisternino, dirigendosi verso Ostuni, deviazione verso Ceglie Messapica, con possibilità di pernottamento in Ceglie e di trasferimento diretto in treno a Lecce, il giorno successivo)
Pernottamento in Ostuni
LOCOROTONDO (Fonte: Visual Puglia)
Il paese sorge al crocevia di tre province: Bari, alla quale appartiene, Taranto e Brindisi. È situato nella Valle d’Itria, su un altopiano a 410 metri sul livello del mare, rientrante nell’area sud-orientale delle Murge dei Trulli. La fondazione della città risalirebbe a parecchi secoli prima di Cristo, ad opera dei coloni greci. La prima fonte in cui è citato il feudo denominato Rotondo è del XII secolo. Verso la metà del ‘200, l’originario borgo crebbe gradualmente fino a diventare un vero e proprio casale, sottomesso alla giurisdizione del monastero di Santo Stefano fino al 1385. Verso la metà del ‘300, Locorotondo venne occupata, insieme ad altri casali di Santo Stefano, dal duca di Atene Gualtieri VI di Brienne, noto per il breve governo di Firenze dal 1342 al 1343.
Dalla fine del ‘300 per gran parte del ’400, Locorotondo divenne possedimento di una delle più grandi famiglie dell’epoca, i Del Balzo Orsini. Nel corso del ‘500 il paese conobbe un fermento economico, culturale e demografico. Nel 1645 la sorte di Locorotondo venne tristemente legata al collasso economico dei baroni Borrassa, costretti a vendere il feudo ai duchi Caracciolo di Martina Franca, ai quali rimase fino all’inizio dell’800. Nel 1799 Locorotondo partecipò al moto rivoluzionario che fece seguito alla proclamazione della Repubblica romana (1798) e di quella Partenopea (1799).
CISTERNINO (Fonte: Visual Puglia)
Il comune di Cisternino si affaccia sulla splendida Valle d’Itria, nota per la presenza di trulli, campi coltivati, ulivi secolari e muretti a secco. Abitato fin dai tempi del Paleolitico superiore, la fondazione di Cisternino è attributa dalla leggenda a Sturnoi, compagno di Diomede. Dopo aver partecipato alla lega messapica contro Taranto, divenne centro romano con il nome di Sturninum, probabilmente distrutto nel 216 a.C. durante le scorrerie di Annibale in Puglia. I monaci basiliani, venuti dall’Oriente nell’VIII secolo, notarono in queste contrade le rovine dell’antico centro e ad esse si riferirono quando, volendo localizzare la badia di rito greco da essi edificata proprio dove oggi sorge la chiesa matrice, la indicavano come "San Nicolò cis-Sturninum", da cui deriva il nome attuale della città.
2. GIORNO
Alberobello - Martina Franca
LUNGHEZZA: 23 KM CIRCA
ALBEROBELLO (Fonte: Visual Puglia)
Alberobello sorge nell’area sud-orientale della provincia di Bari, nelle vicinanze di Castellana Grotte, Locorotondo e Putignano. La sua fondazione avvenne nel XV secolo per opera degli Acquaviva - D’Aragona, conti di Conversano, in una zona occupata da una foresta di querce. Caratteristici di Alberobello sono i trulli, abitazioni costruite con pietra a secco, base imbiancata con calce viva e tetto a forma di cono costituito da pietre a vista. Alberobello è l’unico centro a conservare il nucleo storico interamente composto da trulli. Internamente i trulli presentano un vano centrale a pianta quadrata, comunicante tramite arcate con gli altri vani della casa. Molti dei trulli nel centro storico sono visitabili.
Il trullo più alto del paese, chiamato Trullo Sovrano, è a due piani e ospita un museo. I tetti conici sono spesso abbelliti con iscrizioni decorative di varia forma tracciate con latte di calce, raffiguranti simboli zodiacali o religiosi. Nel 1996 la cittadina di Alberobello è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
MARTINA FRANCA ( Fonte: Visual Puglia)
Martina Franca, in provincia di Taranto, si trova sulle colline orientali della Murgia a uguale distanza dallo Jonio e dall’Adriatico. I trulli della Valle d’Itria che le fanno da cornice furono costruiti nelle fasi di espansione contadina fuori dal centro abitato; sono esempi della tecnica costruttiva della pietra a secco, oggi perfettamente conservati. Tutt’intorno una fertile campagna dai colori brillanti incorniciata da splendidi muretti a secco usati ancora oggi dai contadini per delimitare le coltivazioni.
Le origini della città sono relativamente recenti. Il primo insediamento sulla collina risale infatti al X secolo. Al primo nucleo si aggiunsero poi pastori locali e nomadi. Probabilmente Martina Franca fu per due secoli un avamposto militare a protezione di Taranto, almeno sino al 1300 quando fu elevata a rango di comune da Filippo I d’Angiò, principe di Taranto. Fu lo stesso principe a cedere a Pietro del Tocco la città, comprendente un castello e il territorio agricolo circostante nonché alcune abitazioni rurali. Il nome della città venne scelto in onore di San Martino, che la avrebbe protetta più volte dalle aggressioni esterne, mentre l’aggettivo “Franca” deriva dal fatto che la città ai tempi di Filippo I d’Angiò offriva ai suoi abitanti franchige sui pagamenti delle tasse.
Pernottamento in Martina Franca: Trullo!!
3. GIORNO
Monopoli - Castellana Grotte - Putignano - Noci
LUNGHEZZA: 29 KM CIRCA
Le Grotte di Castellana si aprono nelle Murge sud orientali a 330 m s.l.m. sull' altopiano calcareo formatosi nel Cretaceo superiore circa novanta - cento milioni di anni fa. Il territorio di Castellana è caratterizzato da rocce calcaree composte essenzialmente da carbonato di calcio; in particolare i calcari presenti nella nostra area sono chiamati con il nome di Calcare di Altamura. Le cavità sotterranee si estendono per una lunghezza di circa 3 chilometri.
L'ingresso naturale è rappresentato da un'enorme voragine profonda sessanta metri denominata la grave, termine dialettale locale per indicare una grande voragine. Da qui è possibile raggiungere la caverna bianca. Tutto costituito da concrezioni stalattitiche e stalagmitiche e da gallerie intercalate dall'aprirsi di improvviso di caverne.
La visita al pubblico si snoda lungo uno scenario per circa 1 km. L'itinerario più lungo, richiede due ore e si sviluppa per 3 km, tra caverne e voragini a cui sono stati dati nomi mitologici o fantastici. Dalla Grave alla Grotta Nera o della Lupa Capitolina, dopo aver superato il Cavernone dei Monumenti, superato la Calza e successivamente la Caverna della Civetta, attraversato il Corridoio del Serpente, la Caverna del Precipizio ed il Piccolo Paradiso, si scorre per il lungo Corridoio del Deserto detto anche il Grand Canyon sotterraneo (di una colorazione rossiccia dovuta alla presenza in tale tratto di minerali ferrosi) si raggiunge la Caverna della Torre di Pisa, il limpido Laghetto di acqua di stillicidio, il Corridoio Rosso, la Caverna della Cupola ed infine passando dal luccicante Laghetto di Cristalli, si giunge nella Grotta Bianca, cavità luminosa e splendente.
NOCI ( Fonte: Visual Puglia)
Noci si trova a metà strada tra Bari e Taranto, sul promontorio delle Murge, tra Putignano, Alberobello e Gioia del Colle, a 420 metri sul livello del mare. Inserita nel circuito denominato comprensorio dei trulli e delle grotte, deve il suo nome ai numerosissimi alberi di noci che anticamente esistevano nella zona. Il patrimonio boschivo è indubbiamente uno degli elementi naturalistici più caratterizzanti del suo territorio. Il fragno (Quercus Troiana) ha rappresentato l’unica risorsa ambientale ed economica dei primi coloni. Nel vasto agro di Noci sono presenti numerose masserie, impreziosite da vari elementi architettonici (copertura a pignon, a trulli, mista a pignon e trulli, a forma cubica). La maggior parte di queste sono state adibite ad aziende agricole e zootecniche. Dalla vocazione zootecnica trae impulso il comparto agro-alimentare. I caseifici producono la celebre mozzarella treccina e i salumifici confezionano la famosa coppa della Murgia. Sviluppato è il polo del cioccolato. La documentazione sulle origini del centro abitato era custodita nell’archivio parrocchiale ed è andata distrutta nell’incendio del 1529. Gli studiosi fanno risalire le sue origini all’età medievale. Secondo una leggenda, Filippo d’Angiò fece edificare la prima chiesa in segno di riconoscenza, dopo essersi salvato da un uragano riparandosi sotto un albero di noci. Durante la dominazione degli Angioini diventò “Universitas Regia”. Sotto il dominio del casato Acquaviva d’Aragona fu elevata a Ducato e seguì le vicissitudini del Regno di Napoli.
Il Barsento (town of Noci),
Nell'oasi di Barsento (a 6 km), in cui sono state trovate tracce di un antico abitato messapico, unitamente ad altre che attestano la frequentazione in epoca romana del sito, la Chiesa di Barsento riveste grande importanza storico-artistica. Questa chiesetta particolarmente suggestiva, è un'antica dipendenza dell'abbazia benedettina di Banzi (PZ), e recentissimi studi, con l'ausilio dei risultati provenienti dai lavori di restauro, hanno collocato questa chiesa fra XI e XII secolo nel quadro dell'architettura medievale pugliese, caratterizzata dai tetti a spiovente a chiancarelle.
Pernottamento in Noci
4.GIORNO
Monopoli - Polignano